Come far nascere un albero da un seme. Un vivaio a scuola.

Seminare gli alberi.

QUALCHE SUGGERIMENTO

Acero campestre: prendete una decina o più di semi per avere più possibilità di successo. Raccoglieteli ancora verdi a fine settembre . Eliminate l’ala. Stratificateli nella sabbia e poneteli nel frigorifero o in una cantina molto fresca. A inverno inoltrato esponete il contenitore al freddo fino a primavera, a primavera mettete ogni seme in un vasetto e sorvegliate. Può aiutare il processo tenere i semi qualche giorno in acqua prima di porli nel vasetto. L’acqua va cambiata ogni giorno.

Carpino: se i semi sono ancora verdi e il cappuccio ancora flessibile, si possono piantare subito in una cassetta o semenzaio (mettetene molti per avere qualche possibilità) Tenete la cassetta all’aperto in modo che gli sbalzi di temperatura possano vivificarli. Tenete la terra umida soprattutto a primavera e sorvegliate. Se avete solo semi secchi rompete la piccola noce che li contiene prima di riporli nella terra.

Frassino: mettete molti semi sotto la sabbia in una vaschetta, tenete in cantina da settembre a dicembre, poi in frigorifero, riportate la vaschetta fuori durante la primavera ed estate successiva, di nuovo in frigorifero o in una cantina molto fresca e provate a mettere in vasetti nella primavera di quell’anno (2°anno dalla raccolta). Mettere ogni seme in un vasetto con un buon terriccio da trapianto e innaffiate per mantenere umida la terra.

Quercia: Controllate bene le ghiande, non devono essere bucherellate e leggere. Mettete ogni ghianda in un vasetto con un buon terriccio che terrete umido e esposto alle stagioni (balcone, davanzale esterno, giardino), sorvegliate a primavera. Se sono vitali, germoglieranno senza problemi.

Tiglio: E’ complicato far nascere i tigli da semi secchi: bisogna rompere la noce e immergere i semi in acidi e alternare caldo e freddo, perché probabilmente queste noci in natura vengono rotte dagli uccellini che mangiano i semi e li passano rendendoli vitali con gli acidi della digestione e dell’intestino, prima di restituirli alla terra dove devono aspettare il ritorno della primavera per germogliare.

Se però riusciamo, dicono i libri, a raccogliere semi verdi prima che secchino e rompiamo meccanicamente la noce, abbiamo qualche possibilità di vederli germogliare nella primavera successiva, avendo l’accortezza di tenerli al fresco e all’umido.

Ciliegio selvatico: tenete i semi in un vasetto di sabbia in balcone o in cantina e inumidite ogni tanto o tenete una carta umida sopra la sabbia.

A primavera (marzo o aprile) ponete in terriccio all’aperto e innaffiate. Potete anche fare germogliare i semi nel cotone e successivamente piantarli.

Melo selvatico: tenete i semi umidi in sabbia fino alla prossima primavera, teneteli all’aperto esposti al freddo e alla pioggia. A primavera poneteli in sabbia umida in una vaschetta larga in modo da controllare la nascita del germoglio. Ponete i semi germogliati, ognuno in un vasetto con un buon terriccio.


ACERO, CARPINO, FRASSINO, QUERCIA, TIGLIO, CILIEGIO E MELO SELVATICO, sono “LATIFOGLIE NOBILI DEI NOSTRI BOSCHI”

In un passato non poi così lontano questi alberi formavano i nostri boschi di pianura, di collina, di fondovalle.

Sono definiti nobili per diversi motivi: tutti producono legni pregiati impiegati a usi specifici; il TIGLIO per sculture e modellismo, il FRASSINO per mobili e arredi come il CILIEGIO E IL MELO; la QUERCIA per materiale edile come travi o arredi di lusso, l’ACERO e il CARPINO per strumenti musicali. Sono alberi rari e difficili a diffondersi spontaneamente in quanto richiedono terreni fertili, arieggiati, di buona struttura. Inoltre la loro presenza accresce il valore estetico e ambientale del territorio che occupano. Il MELO, ma soprattutto il CILIEGIO SELVATICO , sono piantati in questi boschi come pionieri e protettori delle altre specie in quanto hanno un più veloce accrescimento anche in terreni poveri mentre contribuiscono a arricchirli e ad ombreggiare.

Se questi alberi fossero allevati a bosco a scopo produttivo ed economico, con cicli di almeno 25 anni, per la produzione di legname pregiato, potrebbero rappresentare una risorsa economica, produttiva e di lavoro oltre che una risorsa di recupero ambientale e climatico.

Il modenese “Bosco della Saliceta” (che ora non esiste più) era sia riserva di caccia per nobili signori, che fabbrica di legname. Era formato da alcune di queste latifoglie allevate in quadre a bosco ceduo con un turno di 15 anni e produceva legnami pregiati e legna da ardere. Al termine delle operazioni di abbattimento retribuite e retributive, i poveri avevano il permesso di raccogliere i ceppi rimasti dagli abbattimenti pulendo così la radice per far posto alle rinascite. A quel punto i taglialegna ripassavano a selezionare tra i germogli della vecchia radice il pollone più vigoroso e più adatto a far rinascere l’albero abbattuto. In questo modo gli alberi venivano abbattuti, ma anche rigenerati.

Ora questi tipi di albero sono stati impiegati nelle aree di forestazione urbana nate lungo la line di Alta Velocità e la nuova linea delle ferrovie storiche. In questo modo aree di bosco sorgeranno accanto o nella città. Non si tratta di parchi o giardini nuovi e i problemi di cura e gestione di questi grandi spazi ora poco frequentati e frequentabili, non sono pochi…

Occorre che ce ne occupiamo anche se siamo solo cittadini comuni, perché si tratta di noi, della nostra città , del nostro paesaggio.

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